Storia della Thailandia

Le origini

La preistoria

Si sa poco sui primi abitanti di quella terra che oggi è chiamata Thailandia, ma si crede che siti archeologici vecchi di 5000 anni – nella parte nordorientale del paese – contengano la prova più vecchia della coltivazione del riso e della lavorazione del bronzo in Asia, e forse nel mondo.
Reperti archeologici testimoniano dell’attività di popoli preistorici che abitavano caverne dove sono stati recuperati manufatti in pietra[1], mentre nella parte peninsulare esistevano stirpi negroidi, i semang, che sono sopravvissuti fino a tempi moderni[2]. Come in genere tutta l’Indocina, anticamente la Thailandia era popolata da stirpi del gruppo europide imparentati con i Vedda[3]. Successivamente si è registrato l’arrivo di popolazioni complessivamente raggruppate nella denominazione di paleomongolidi[4] finché, molto tempo dopo, da nord sono iniziate consistenti immigrazioni di gruppi di carattere cinese (mongolide), i thai[5].
 Gli inizi della civiltà thai
Agli albori della storia, vari gruppi tribali controllavano il Siam, come anticamente era chiamato quella che ora è la Thailandia[6]. I Mon[7] e le genti Khmer erano gli originali abitanti del paese, occupandone sin dai tempi più antichi la valle del Menam con la parte bassa dei suoi tributari e la parte meridionale fino ai due terzi della penisola malese[8]. I principali centri della vita culturale e politica Mon erano Lavo e Lopburi[9], insieme al regno di Dvāravatī nella bassa valle del Menam[10]. Le testimonianze archeologiche disponibili permettono di far risalire il primo fiorire della civiltà della valle del Menam al VI-VII secolo a.C.[11], mentre nella seconda metà del VII secolo d.C. nel nord della Thailandia era fondato il regno di Haipuñjaya[12], destinato ad avere un ruolo importante nella storia del paese. I pellegrini cinesi Xuánzàng e Yìjìng, insieme a diversi altri autori, chiamano il regno Dvāravatī T’o-lo-po-ti, situato tra la bassa birmania e la regione di Icānapura nel regno Khmer[13]. Anche per questo regno le testimonianze archeologiche disponibili ne fanno risalire il fiorire tra il VI e il VII secolo a.C.[14]. Fu il successivo contatto con le genti dell’Asia meridionale che portò allo sviluppo di idee religiose, sociali, politiche e culturali e al nascere di istituzioni che più tardi avrebbero influenzato lo sviluppo della cultura thailandese e dell’identità nazionale.
Thai, un gruppo etnico che originalmente visse nella Cina sudoccidentale[15][16], emigrò nel sudest asiatico lungo un periodo che durò vari secoli. La prima fonte che parla della loro esistenza nella regione è un’iscrizione del XII secolo d.C. in un tempio Khmer nel complesso di Angkor Wat inCambogia che si riferisce ai syam come vassalli del monarca Khmer.
Stando alla tradizione thailandese, i siamesi adottarono il nome Thai, che vorrebbe dire liberi, quando riuscirono a liberarsi dell’influenza dei Khmer (cambogiani)[17]. Il termine siam, o le sue varianti syam e syama, è stato da alcuni studiosi accostato al sanscrito syama, scuro o bruno[18]. È possibile che i nomi shan e a-hem siano varianti dello stesso nome mentre si direbbe che syama non ne sia il termine originale, mentre è molto probabile che sia una distorsione artificiale[19]. I lao erano un altro ramo della stessa etnia che si stabilì nel Laos prima di giungere in Thailandia[20].
I thai si stabilirono gradualmente in piccoli principati nella regione di Lamphun, sulla riva destra del fiume Mekong[21]. Da lì si diffusero nei regni di SvankalokSukhothai (Sukodaya) e Lavo (Lopburi), stati vassalli dell’impero Khmer[22].
Nel 1238 Khun Bang Klang Thao, un capo di una tribù di Thai, dichiarò la sua indipendenza dai Khmer e stabilì un regno a Sukhothai, nell’ampia valle del Menam, il fiume Chao Phraya, al centro dell’attuale Thailandia, prendendo il nome di Sri Indraditya; un regno che gettò le fondamenta di quello che sarà in seguito definito Impero Siamese. Nello stesso anno tre capi thai combatterono vittoriosamente contro i khmer e si divisero le regioni conquistate tra di loro[23]. Due di loro si chiamavano Mangroi e Rama Khamheng, il primo dei quali ottenne l’intera Thailandia settentrionale mentre la Thailandia centro-meridionale andò sotto il controllo di Rama Khamheng[24], che era il terzo figlio di Khun Bang Klang Thao[25].
Al regno di Sukhothai successe, nel XIV secolo, il regno di Ayutthaya. I birmani invasero Ayutthaya e nel 1767 distrussero la capitale, ma due eroi nazionali, Taksin e Chao Phaya Chakri cacciarono gli invasori e riunificarono il paese sotto la dinastia Chakri.

Dal XIV secolo ai giorni nostri

Durante i secoli l’identità nazionale thailandese si evolse intorno ad una lingua ed una religione comune ed intorno allo sviluppo della monarchia. Anche se gli abitanti della Thailandia sono di diversa origine etnica, la maggior parte parla una lingua della famiglia Tai-Kadai. Il primo testo thai noto, scritto con un alfabeto adattato dalla scrittura khmer, di origine indiana, è l’iscrizione di Ramkhamhaeng, re di Sukhothai, che data al 1292, e fu scoperta nel 1834 dal re Rama IV Mongkut.
Un secolo dopo un monarca famoso, Ramathibodi, fece del buddhismo theravāda la religione ufficiale del suo regno, ed il buddhismo continuò ad essere anche nel XX secolo un fattore dominante nella vita sociale, culturale, e politica della nazione. Infine ricordiamo che la monarchia, sostenuta ideologicamente dalla mitologia indù e buddhista, fu sostenuta anche dalla lealtà popolare per più di sette secoli. Sul finire del XX secolo la monarchia rimase un punto centrale per l’unità nazionale.
Ambizioni coloniali italiane in Indocina negli anni 1880-1885 (in verde)
Durante il XIX secolo, l’espansionismo europeo, piuttosto che i nemici tradizionali della Thailandia, fu la più grande minaccia per la sopravvivenza del regno. Il successo thailandese nel preservare l’indipendenza del paese (era l’unico paese del sudest asiatico che era rimasto indipendente) era in parte un risultato del desiderio di Gran Bretagna e Francia di uno stabile stato cuscinetto che mantenesse distaccati i loro domini in Birmania (oggi Myanmar), Malesia, ed in Indocina. Questo desiderio anglo-francese impedì all’Italia, la quale aveva preso di mira la Thailandia come propria colonia, di impadronirsene. Comunque, il fattore più importante fu la buona volontà dei re della Thailandia, Mongkut (Rama IV, 185168) e Chulalongkorn (Rama V, 18681910), di negoziare apertamente con i centri di potere europei ed adottare riforme sullo stile europeo che modernizzarono il paese e gli valsero lo status di stato sovrano tra le nazioni. La Thailandia (il cui nome era allora Siam), comunque, pagò un alto prezzo per la sua indipendenza: perdita di influenza sulla Cambogia e sul Laos a favore della Francia e cessione degli stati settentrionali della Penisola Malese alla Gran Bretagna. Nel 1910 l’area sotto il controllo thailandese era una piccola parte rispetto all’estensione controllata durante il secolo precedente.
Nelle prime decadi del XX secolo, il sistema politico thailandese, le forze armate, le scuole, e l’economia subirono drastici cambiamenti. Molti thailandesi studiarono all’estero, ed emerse una piccola élite istruita in occidente con idee tradizionali. Nel 1932 un colpo di stato (senza spargimenti di sangue) organizzato da ufficiali militari e civili portò alla fine della monarchia assoluta e inaugurò l’era costituzionale thailandese. Ad ogni modo, dopo una parentesi terminata con l’ascesa al trono di Rama IX nell’immediato dopo-guerra, la monarchia thailandese deterrà sempre enormi poteri e il reato di “lesa maestà” rimarrà un importante strumento di censura. Inoltre, dal 1932 ai giorni nostri la politica di questo paese è stata dominata da un gruppo militare-burocratico capeggiato da potenti generali. L’instabilità del sistema ha avuto come conseguenza diversi colpi di stato e prolungati periodi di legge marziale. Il sistema parlamentare, come definito dalle quindici costituzioni thailandesi tra il 1932 ed il 2008, è stato indebolito e modificato dai diversi regimi che si sono succeduti.
Il colpo di stato del 1991 ha portato al potere il generale Suchinda Kraprayoon, che ha abrogato la costituzione e creato un Consiglio Nazionale per il mantenimento dell’ordine. Nel 1992, dopo lunghe e dure manifestazioni, il regime fu costretto a indire libere elezioni in seguito al quale si è insediato un governo civile di coalizione democratica guidato da Chuan Leekpai, uscito di scena nel 1995. Nello stesso anno, a seguito delle elezioni tenutesi in luglio è tornato al governo Chart Thai, che aveva guidato il paese dal 1988 al 1991 fino alla venuta dei militari. Nuove elezioni anticipate hanno portato al governo l’ex generale Chavalait che ha introdotto una serie di riforme con l’obiettivo del risanamento economico del paese.
L’ultimo decennio è stato nel segno del magnate delle telecomunicazioni trasformato in politico Thaksin Shinawatra, spesso definito il Berlusconi thailandese per le sue ricchezze e per i suoi interessi nel campo dei media. Eletto nel 2001 e successivamente rieletto nel 2005 e 2006 con un margine amplissimo di voti, l’imprenditore di Chiang Mai è diventato l’idolo delle classi più disagiate ma ha anche causato il nascere di una sempre più agguerrita opposizione a causa della sua gestione privatistica del potere.
La situazione precipita il 19 settembre 2006, quando un colpo di stato guidato dal generale Prapart Sakuntanak mette fine al governo di Thaksin Shinawatra, sospendendo tutte le cariche governative oltre al Parlamento e alla Corte Costituzionale. Il primo ministro Shinawatra da New York annuncia che è costretto a dare le proprie dimissioni e a rimanere in esilio: si viene così ad aprire una situazione di forte instabilità.
Le elezioni tenutesi nel dicembre del 2007 hanno riportato al potere il partito post-thaksiniano, il Partito Potere Popolare (PPP), anche se dopo un anno di proteste di piazza delle “yellow shirts” anti-thaksiniane e dopo che il Primo Ministro è stato costretto a dimettersi per aver partecipato a un programma culinario, nel dicembre 2008 una parte dei parlamentari del PPP hanno cambiato alleanza, permettendo al Partito Democratico (Thailandia) di tornare al governo con un’alleanza di vari partiti guidata dal segretatio del Partito Democratico (Thailandia)Abhisit Vejjajiva.
Nel febbraio del 2009 la Corte Suprema di Bangkok ha espropriato una buona parte delle fortune di Thaksin Shinawatra, ex primo ministro e uomo piu’ ricco della Thailandia, che sono finite nelle casse dello Stato. La Corte ha requisito 46 miliardi di baht (circa un miliardo di euro) all’ex primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra e alla sua famiglia. Precedentemente gli erano stati “congelati” circa 76 miliardi di baht. La decisione è stata presa per punire il conflitto di interessi di Thaksin tra i suoi molteplici interessi finanziari e il suo ruolo di primo ministro svolto dal 2001 al 2006. Durante gli anni del suo governo, la famiglia Thaksin moltiplico’ il suo patrimonio da 15 a 75 miliardi di baht. Per i giudici, Thaksin avrebbe utilizzato il suo potere politico per fare leggi in favore delle sue aziende. Prima di essere cacciato dal potere dal colpo di stato militare del settembre del 2006, Thaksin era anche stato accusato di corruzioneautoritarismotradimentolesa maesta’, di aver messo il bavaglio alla stampa e di aver svenduto beni nazionali a investitori stranieri. Inoltre, Amnesty International critico’ aspramente Thaksin per la sua “guerra alla droga” nella quale vennero uccise migliaia di persone.
Nell’aprile e maggio del 2010 delle manifestazioni ad oltranza nelle strade di Bangkok che chiedevano le dimissioni del primo ministro Abhisit Vejjajiva e del governo sono state disperse nel sangue. I soldati hanno ucciso circa 91 persone, tra le quali il fotoreporter italiano Fabio Polenghi.
Abhisit Vejjajiva, da sempre fortemente criticato dai thaksiniani dalle “camicie rosse”, negli ultimi mesi viene osteggiato anche dagli ultra-nazionalisti delle “camice gialle”, che pure prima l’avevano appoggiato. Dopo una manovra finanziaria populista volta ad accattivarsi le simpatie popolari, Abhisit Vejjajiva ha sciolto le camere a maggio e ha indetto nuove elezioni, svoltesi nel luglio del 2011, che hanno assegnato la maggioranza assoluta al partito Pheu Thai guidato da Yingluk Shinawatra, sorella dell’ex primo ministro in esilio Thaksin Shinawatra. Nell’agosto del 2011 Yingluck e’ divenuta la prima donna a ricoprire l’incarico di primo ministro del Regno della Thailandia.